Gli Stati Uniti dopo la prima guerra mondiale
Gli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale erano diventati la prima potenza mondiale. Negli anni venti la produzione industriale crebbe a dismisura, i prezzi si abbassarono, i beni che prima erano considerati di lusso ora potevano essere acquistati da tutti. Si viveva in un grande benessere. Nonostante questo l’intolleranza dilagava: gli immigrati venivano considerati con disprezzo, i socialisti erano perseguitati, il razzismo era radicato nella società. Il Ku Klux Klan, un gruppo razzista violento, si macchiò in quegli anni di gravi crimini contro i neri, i comunisti, i cattolici, gli ebrei, gli stranieri.
Poiché si riteneva che molti delitti fossero compiuti a causa dell’alcool, fu approvata la legge sul proibizionismo, che vietava di produrre, vendere e consumare alcolici, ma in questo modo si sviluppò il contrabbando dell’alcool, gestito dai gangster.
La situazione di benessere degli anni venti era dovuta anche alla grande quantità di beni venduti ai Paesi europei, che contavano sugli Stati Uniti per risollevarsi dalla distruzione della guerra. Quando, però, l’Europa cominciò a riprendersi, la richiesta di beni diminuì, i prodotti statunitensi rimasero invenduti e si ebbe una forte crisi (1929). Queta crisi, chiamata Grande Depressione, continuò fino al 1932 e ben presto arrivò anche in Europa, favorendo la nascita delle dittature.
Nel 1932, venne eletto presidente degli USA Roosvelt. Egli trovò una soluzione alla crisi con un programma chiamato New Deal (nuovo corso). Roosvelt impose l’intervento diretto dello Stato nell’economia del Paese. Iniziarono grandi lavori pubblici che diedero lavoro a centinaia di migliaia di persone e nel contempo arricchirono il Paese di vie di comunicazione, centrali elettriche, porti, rilanciando l’economia.
Con il New Deal, anche se indirettamente, l’intolleranza diminuì e gli USA divennero rifugio per tutti coloro che in Europa erano perseguitati dalle dittature.