Dante alighieri e la divina commedia

Con Dante Alighieri la lingua volgare (= la lingua italiana delle origini, quella parlata dal popolo) rice­ve il suo massimo sviluppo espressivo e la let­teratura italiana raggiunge uno dei suoi vertici più alti.

Per questo l’Italia ha riconosciuto in Dante il «padre» della lingua italiana e il suo poeta nazionale.

L’attività letteraria di Dante si svolge in un periodo di circa trent’anni e comprende opere scritte in volgare e altre in latino: la Vita Nuova, le Rime, il Convivio, il De Vulgari Eloquentia.

L’opera più nota e riconosciuta come un capolavoro universale è la Divina Commedia, che Dante inizia probabilmente nel 1307 e alla quale lavora fino alla sua morte.

La divina comme­dia – struttura e argomento

Scritta in lingua volgare, è un grande poe­ma diviso in tre parti dette cantiche: l’lnferno, il Purgatorio, il Paradiso.

Le tre cantiche comprendono in tutto 100 canti, in versi chiamati endecasillabi (= di 11 sillabe). Le strofe sono sempre terzine (= di tre versi)

esempio:

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in una selva oscura
che la diritta via era smarrita.

Ah, quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

….. Per me si va nella città dolente,
per me si va nell’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

Il poema è allegorico, si serve cioè di per­sonaggi e figure simboliche per trasmettere un messaggio morale (= un insegnamento): mostrare agli uomini gli effetti negativi del peccato e indi­care la via della redenzione spirituale.

Dante immagina di essere stato scelto per visitare l’oltretomba e potere poi narrare agli uomini ciò che vi ha visto.

Immagina di aver compiuto il suo viaggio nell’anno 1300: è l’anno del primo giubileo proclamato dalla Chiesa; i cattolici si recano in pellegri­naggio a Roma o compiono altre opere di pie­tà al fine di ottenere il condono di tutti i peccati.

Anche il suo, quindi, è un viaggio simbolico per poter ottenere il perdono dei peccati.

Dante, la cui anima è smarrita nel pecca­to (cfr: …che la diritta via era smarrita), compie il viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso in una settimana, dal giovedì precedente la Pasqua a quello suc­cessivo.

Dapprima scende nell’Inferno, che egli immagina come una voragine a forma di im­buto che sprofonda al centro della terra, accompagnato dal poeta latino Virgilio, sim­bolo della ragione e della poesia.

Dante descrive la struttura di questo mondo ultraterreno, i peccati che qui vengo­no puniti, i peccatori che incontra e le pene cui sono stati condannati.

Nell’inferno i dannati sono puniti secondo la legge del contrappasso: scontano una pena uguale e contraria al peccato che hanno compiuto in vita.

  • LE PENE DEI DANNATI (alcuni esempi)
  • IGNAVI: corrono nudi dietro ad un’insegna punti da mosconi e vespe
  • NON BATTEZZATI: desiderano invano di poter vedere Dio
  • LUSSURIOSI: travolti da un’incessante bufera
  • GOLOSI: flagellati da una pioggia di grandine e straziati da Cerbero, un cane a tre teste
  • AVARI e PRODIGHI: fanno rotolare col petto pesanti macigni insultandosi a vicenda
  • IRACONDI: immersi nella palude si mordono e si percuotono con furia
  • ERETICI: stanno in tombe infuocate
  • SEDUTTORI: corrono nudi sferzati dai diavoli
  • ADULATORI: immersi nello sterco
  • INDOVINI: camminano all’indietro avendo il viso voltato dalla parte della schiena
  • IPOCRITI: camminano sotto il peso di cappe di piombo
  • LADRI: corrono tormentati da numerosi serpenti
  • FALSARI: tormentati da orrende malattie
  • TRADITORI: immersi in vari modi nel ghiaccio

L’orrore del pae­saggio, la disperazione dei dannati in eterno, il tormento dei castighi aumentano via via che ci s’inoltra nelle profondità dell’Inferno, verso gironi che ospitano uomini che in vita hanno compiuto peccati sempre più gravi.

Nel suo viaggio nell’oltretomba, Dante immagina di incontrare molti personaggi della storia, della mitologia e della cultura antica, che diventano simbolo di tutta la storia dell’umanità.

Dal fondo dell’Inferno, attraverso «un cammino oscuro», (il poeta usa la strategia letteraria del sonno profondo per spiegare il passaggio da una zona all’altra dell’oltretomba), Dante giunge sino all’op­posto emisfero dove s’innalza la montagna del Purgatorio; Virgilio lo accompagna nella fati­cosa salita ed è ancora un percorso tra la soffe­renza del peccato e della punizione.

Nel Purga­torio, però, i peccatori scontano la pena per pu­rificarsi e diventare degni di essere ammessi al regno di Dio; così più ci si avvicina al Para­diso terrestre e più le pene sono lievi e le anime che Dante incontra esprimono senti­menti di carità e letizia.

Giunti nel Paradiso terrestre, Virgilio abbandona il suo ruolo di guida: spetta a Beatrice, la donna che Dante ha amato, che nel poema diventa il simbolo della Grazia, il compito di accompagnarlo attraverso il Paradiso.

Il Paradiso, formato da nove Cieli, sfere luminose che ruotano intorno alla Terra, e dall’Empireo, è la sede di Dio e dei beati.

Passando di Cielo in Cielo il poeta può osservare la felicità dei beati che hanno meritato l’amore di Dio e hanno ricevuto in premio la possibilità di vederlo.

Anche Dante, ormai libero dal peccato, può vedere Dio. la Commedia, dunque, come accadeva nella cultura classica, descrive una situazione dolorosa ma ha un lieto fine.

Materiale gentilmente fornito da Monica Di Credico per Testisemplificati.com

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