La questione romana
Sia la Destra che la Sinistra, per ragioni storiche e geografiche, volevano che Roma divenisse la capitale dello Stato italiano. Il papa si opponeva, perché ciò avrebbe significato la fine dello Stato pontificio e del potere politico della Chiesa. Più volte gli italiani cercarono di occupare la città, ma la protezione che la Francia assicurava al papa aveva reso vano ogni tentativo. Nel 1865 il governo decise ugualmente di trasferire la capitale e da Torino la portò a Firenze.
La situazione si risolse qualche anno dopo quando la Francia, sconfitta in guerra dalla Germania, non era in grado di difendere Roma. Il 20 settembre 1870 i bersaglieri italiani al comando del generale La Marmora, dopo aver facilmente superato la resistenza delle truppe pontificie e Porta Pia, entrarono nella città. Un plebiscito popolare decise l’annessione al Regno d’Italia. Ora Roma poteva diventare la capitale del regno.
Il parlamento italiano votò la legge delle guarentigie( garanzie) con la quale:
- al papa veniva lasciata piena libertà di azione religiosa e il possesso dei palazzi del Vaticano, Laterano, Castel Gandolfo, considerati beni extraterritoriali
- lo Stato italiano versava annualmente alla Chiesa una notevole somma di denaro per il mantenimento della corte papale.
Papa Pio IX però rifiutò, rinnovò la scomunica a re, ministri e parlamentari e vietò ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica.