Età giolittiana
Nei primi anni del ‘900, cominciò lo sviluppo dell’economia, basato sulle industrie siderurgica ( produzione dell’acciaio), automobilistica ( nacquero in questi anni la Fiat, la Lancia, l’Alfa Romeo), chimica ( industria di pneumatici Pirelli), tessile, alimentare.
Tuttavia l’Italia rimaneva un Paese povero perché l’industria era concentrata solo nel triangolo Milano – Torino – Genova e l’agricoltura moderna era praticata solo nella Pianura Padana. Nel resto della penisola il latifondo prevaleva e le condizioni dei contadini erano ancora di estrema povertà.
Dal 1903 al1914 l’Italia fu guidata dal Primo ministro Giovanni Giolitti. Egli era convinto che i problemi non andassero risolti con le armi, ma con le riforme e il riconoscimento dei diritti.
Egli introdusse quindi:
- l’aumento dei salari
- la regolamentazione del lavoro di donne e bambini
- le pensioni di invalidità e vecchiaia
- l’obbligo del riposo settimanale
Nel 1912 Giolitti continuò la politica coloniale di Crispi, conquistando la Libia con una guerra che costò molte vite umane.
Nello stesso anno introdusse il suffragio maschile, dal quale però erano esclusi gli analfabeti sotto i 30 anni.
Inoltre Giolitti prese accordi con i cattolici: promise loro di proteggere le scuole private cattoliche, di introdurre l’insegnamento della religione in tutte le scuole, di opporsi al divorzio. In cambio essi avrebbero iniziato ad interessarsi alla politica e avrebbero sostenuto il partito di Giolitti alle elezioni.